Dopo il polverone mediatico causato nel 2020 dallo sfogo di Ghali, la Rai ha annunciato di aver deciso di rinunciare al blackface nei suoi programmi.
La Rai ha rinunciato al blackface. Dopo una lunga battaglia, resa mediatica soprattutto dallo sfogo del rapper Ghali contro Tale e quale show nel 2020, l’azienda televisiva pubblica ha comunicato di voler dire basta alla ‘moda’ di imitare gli artisti neri dipingendosi il volto. Una decisione che sembrerebbe allinearsi all’attualità, e dà un duro colpo a quel razzismo latente che ancora serpeggia in alcuni strati della società, come più volte denuniato da associazioni come Lunaria, Italiani senza cittadinanza, Arci, Cospe e Razzismo brutta storia.
La Rai cancella il blackface
Alle richieste delle associazioni, la Rai ha risposto affermando di volersi assumere l’impegno di evitare che possano ripetersi episodi di quel tipo sui propri schermi.
Nella propria lettera, la governance Rai sottolinea comunque che non c’è mai stato alcun proposito denigratorio da parte dell’azienda. Si prende quindi atto che, al di là delle proprie intenzioni, ci sono cittadini che si sono sentiti offesi dalla rappresentazione di alcuni artisti nel servizio pubblico. Per questo motivo si è scelto di fare a meno di questa pratica tanto antica quanto superata.
Ghali e la denuncia al blackface
L’ultimo caso di blackface in Rai era stato quello andato in scena a Tale e quale show nel 2020, quando il concorrente Sergio Muniz si era presentato sul palco con il volto dipinto di nero per imitare il rapper di origini tunisine. Nell’occasione, sui social il cantante aveva manifestato il proprio dissenso, spiegando che non era necessario dipingere il volto di una persona per rappresentarla. Il tratto caratteristico di alcune persone non dovrebbe infatti riguardare il colore della pelle. In passato, sempre nello stesso programma, anche Beyoncé era stata imitata con il volto dipinto di nero, dando forza a una prassi da più parti contestata e le cui origini risalgono a diversi secoli fa, ad esempio quando il blackface veniva utilizzato da artisti bianchi per imitare, con intento denigratorio, colleghi afroamericani negli Stati Uniti pre-Novecento.